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POESIE DI NERINA BUEMI

POESIE


Magici arabeschi, di Nerina Buemi





Prefazione 


Come tanti, ho iniziato a scrivere poesie negli anni della adolescenza, “gli anni del tormento”, periodo della vita in cui i ragazzi, forniti di un eccesso di sensibilità, provano a riversarla sulle pagine di un quaderno o di un diario, che diventa così il loro amico privilegiato perché non giudica, non critica, non condanna. Documentano stati d’animo diversi, ma in tutte prevale lo stesso desiderio: la voglia di amare, di comprendere il senso più profondo delle cose, di partecipare ai problemi degli altri, di capire, di essere capiti e soprattutto di lasciare, in qualche modo, una duratura memoria di sé. A volte poi, rileggendole, di qualcuna quasi ci si vergogna, sia per il contenuto enfatico, tipico della giovinezza, sia per la drammaticità con cui si vivevano passioni che, col passare degli anni, si sono rivelate inconsistenti. Dopo arriva la necessità di vivere la realtà, di affrontarla anche nella sua prosaicità, ed allora mi sono ritrovata a pensare “ormai non è più tempo di poesia…” ed ho smesso di affidare a dei versi le mie emozioni, fino a quando non sono arrivata alla consapevolezza che è sempre tempo di poesia, soprattutto quando si vive in una società che lancia quotidianamente messaggi di arroganza, di presunzione, di superficialità, di violenza… perché essa rimane il veicolo privilegiato per trasmettere la speranza che qualcosa, ancora, si possa recuperare.

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